lunedì 11 giugno 2012

L'Altro


Al termine del rito del nostro matrimonio, prima del brindisi, io e Daniela abbiamo letto insieme il bellissimo testo di una persona speciale, Terenzio Formenti, conosciuta durante un seminario con Cristobal Jodorowsky.

Voglio riproporvela, per completare il quadro di quel giorno meraviglioso.



L’Altro

Ti ho intravisto
tra i veli
della prima lacrima

Mi hai sorriso
Ti ho sorriso

Ho visto
nei tuoi occhi
riflesso
Il primo raggio di sole

Con te ho giocato
a nascondino con la luna

Ho acceso
sul tuo volto
la prima scintilla d’amore

Forse per me…
Il “paradiso” sei tu

            (Terenzio Formenti)


sabato 9 giugno 2012

Matrimonio

E' passato un mese da quando io e Daniela ci siamo sposati...
E' stata una giornata bellissima, indimenticabile, soprattutto per la presenza dei nostri figli, testimoni felici per noi e per la nostra gioia.
Ora, grazie a Marco e al suo amico Andrea, siamo finalmente in possesso del filmato della cerimonia privata che è seguita alla celebrazione in Comune a Desenzano.
Anche questo è stato un momento intenso, preparato con cura e vissuto con emozione. 
Per questo motivo, desidero condividerlo postando qui il testo del "rito" e le foto estrapolate dal filmato.
Grazie a chi ha potuto essere con noi in quel giorno meraviglioso. 
Quanto segue è per gli altri amici, che ci erano vicini, ma non potevano presenziare.


Matrimonio di Antonio e Daniela

10 Maggio 2012 - 18 Iyàr 5772, Lag ba'Òmer


Come tutti sapete, noi siamo due divorziati e, seppur cristiani, per la Chiesa siamo estromessi da alcuni sacramenti, tra i quali il Matrimonio.
Per questo motivo abbiamo scelto di vivere questo momento con un rito nostro, che, partendo dai nostri studi, si avvicina, pur non sovrapponendosi, alla ritualità ebraica.
Non aderiamo a questa religione, ma troviamo che alcuni suoi momenti ci avvicinino di più all’Alto e perciò li facciamo nostri.
Il momento che stiamo per vivere riprende in parte alcune simbologie della seconda parte del matrimonio ebraico, omettendone completamente la prima, più burocratica. Abbiamo tenuto e integrato quello che era più vicino al nostro sentire.
Due cose caratterizzano particolarmente questo rito:
  • L’utilizzo di frasi in ebraico
  •  L’assenza di un celebrante
La prima differenza è dovuta alla nostra convinzione del valore della parola pronunciata e dell’importanza del suono, della vibrazione che questa emana. Perciò abbiamo ritenuto di utilizzare una delle lingue più antiche per la comunicazione col Signore: l’ebraico, che Antonio studia.
La seconda differenza, l’assenza di un celebrante, indica la convinzione degli sposi che davanti a Dio non sia necessaria alcuna intermediazione per “ratificare” l’unione, e che basti la volontà pura di essere coppia.
Più importante, invece, è il coinvolgimento della comunità in questo rito, come riconoscimento, da parte della stessa, di una nuova famiglia e come tramite tra questa e l’Alto attraverso la partecipazione e le benedizioni rivolte al Signore, che si riflettono sugli sposi. 
La lode a Dio genera una pioggia di grazie sull’uomo.

In questa stanza vedete un ombrellone rosso: simboleggia la nuova casa, aperta da tutti i lati perché gli amici vi possano entrare sempre e perché da essa gli sposi abbiano la possibilità di vedere e vivere il mondo senza chiudersi.

Da un lato, Chiara Stella e Annalisa Gioia sono vicine a Daniela che ha un velo sul capo; dall’altro Simone e Marco sono vicini ad Antonio.
 Antonio si avvicina a Daniela e alle figlie e la riconosce dicendo:
“E’ questa la donna che voglio sposare”, poi le copre il volto con il velo.
Il significato di questo gesto è: ti scelgo come sposa non per il tuo aspetto esteriore, ma per la tua essenza.
Poi si rivolge a Daniela:
“Riconosco e onoro la mia unicità e il divino che è in me: Anì (Io sono). Riconosco e onoro la tua unicità e il divino che è in te: Attà (Tu sei)”.

Daniela si rivolge ad Antonio:
“Riconosco e onoro la mia unicità e il divino che è in me: Anì (Io sono). Riconosco e onoro la tua unicità e il divino che è in te: Attà (Tu sei)”.

Antonio torna dai figli.


Ora ascoltiamo il salmo 150
Halleluyà, lodate il Signore, lodate Dio nel Suo Santuario, lodatelo nel firmamento simbolo della sua potenza;
lodatelo per le Sue prodigiose gesta, lodatelo come merita la Sua immensa grandezza;
lodatelo con il suono dello shofàr, lodatelo con il liuto e con la cetra;
lodatelo con il timpano e con la danza, lodatelo con l’organo e con il flauto;
lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali risonanti.
Ogni anima lodi il Signore, Halleluyà.

 
I testimoni/figli accompagnano davanti alla “tenda” gli sposi.
Questi si volgono verso di loro e li ringraziano, onorando con questo gesto l'esperienza di vita precedente culminata nella loro nascita.



Prima di entrare sotto la "tenda" gli sposi si spogliano dei gioielli che indossano.
Il significato di questo gesto è: ti sposo per la tua essenza, non per ciò che hai.
Lo sposo entra e la sposa compie sette giri intorno a lui, per abbattere le barriere del passato, del presente e del futuro che potrebbero dividerli e quindi rafforzando la loro unione contro possibili influenze esterne (il rimando è a Giosué che fa crollare le mura di Gerico girando loro intorno sette volte).
Poi lo sposo fa altrettanto.
I figli/testimoni recano alla tenda
  •  la candela, la cui fiamma accesa sarà il simbolo dell’Amore da alimentare sempre
  •  il pane azzimo, il miele e lo heroset, a significare che non manchi mai il sostentamento
  •  il fiore, come simbolo della bellezza che deve sempre essere presente
  •  l’acqua e il vino come simboli della vita
A questo punto la candela viene accesa dagli sposi e viene loro versato del vino in un bicchiere. 


Viene benedetto il vino:
       Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam, boré perì hagèfen
Benedetto tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, creatore del frutto della vite.
Gli sposi lo bevono e vuotano il calice.

Vengono portati gli anelli nella tenda.



Lo sposo prende l’anello e dice alla sposa: “Io, Davìd ben Noach, scelgo te Esthèr bat Noach, come compagna nel cammino su questa terra, non camminarmi davanti, non voglio seguirti; non camminarmi dietro, non voglio tu mi segua, ma camminami al fianco. Lo vuoi?”.
La sposa risponde: “Lo voglio”.
Lo sposo le infila la fede nuziale all’anulare destro
La sposa prende l’anello e dice allo sposo: “Io, Esthèr bat Noach, scelgo te Davìd ben Noach, come compagno nel cammino su questa terra, non camminarmi davanti, non voglio seguirti; non camminarmi dietro, non voglio tu mi segua, ma camminami al fianco. Lo vuoi?”.
Lo sposo risponde: “Lo voglio”.
La sposa gli infila la fede nuziale all’anulare destro.
Come avete sentito non sono stati usati i nomi abituali Antonio e Daniela, ma Davìd ben Noach (Davìd figlio di Noè) e Esthèr bat Noach (Esthèr figlia di Noè) a significare che da questo momento inizia una nuova vita.

Vengono lette le sette  benedizioni
      Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam, boré perì hagèfen
Benedetto tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, creatore del frutto della vite.

       
      Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam, sheakòl baà likhvodò
Benedetto tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, che tutto hai creato per la tua gloria.

   
      Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam, yotzèr haadàm
Benedetto tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, che hai creato l’Uomo
       
      Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam, ashèr yatzàr et haadàm betzalmò betzèlem demùt tavnitò, vehitkin lo mimmenu binyàn ‘adé ‘ad. Barukh Attà Adonai yotzèr haadam
Benedetto tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, che hai formato
l’uomo a tua immagine, lo hai formato a tua somiglianza e attraverso lui hai stabilito una discendenza eterna. Benedetto tu Signore, che hai formato l’uomo
       
      Sos tassìs vetagèl bekibbùtz banèha letokhà bimherà bessimkhà. Barukh Attà Adonai messammèakh Zion bevanèha
Gioirà di intensa gioia, esulterà la donna sterile quando raccoglierà i suoi figli intorno a lei, presto, con gioia. Benedetto tu Signore che rallegri Zion con i suoi figli in lei.
      
      Samméakh tessammàkh re’im ahvìm, kessamekhakhà yetzirekhà begàn ‘èden mikèdem. Barukh Attà Adonai messammèakh khatàn vekhallà
Possa rallegrarvi cari amici, così come vi rallegrò il Creatore nel Paradiso Terrestre dal principio. Benedetto tu Signore, che rallegri lo sposo e la sposa

      Barukh Attà Adonai Elohenu Mèlek ha’olam,ashèr barà sassòn vessimkhà khatàn vekhallà, ghilà, rinnà, ditzà vekhedvà, ahavà veakhvà, shalòm vere’ùt, meherà Adonai Elohenu yshamà be’aré Yeudà uvkhutzòt Yerushalàym, kol sassòn vekòl simkhà kol khatàn vekòl kallà, kol mitzhalòt khatanim mekhuppatàm un’arìm mimmishté neghinatàm. Barukh Attà Adonai messammèakh hekhtàn ‘im hakallà
Benedetto Tu Signore, Dio nostro, Re dell’Universo, che hai creato la gioia e l’allegria, lo sposo e la sposa, l’esultanza, il canto di gioia, il piacere e la delizia, l’amore e la fratellanza, la pace e l’amicizia. Presto Signore nostro Dio, si sentirà nella città di Giuda e nei dintorni di Gerusalemme una voce lieta e una voce gioiosa, voce di uno sposo e voce di una sposa, voci gioiose di sposi nella loro casa e dei giovani pieni di canto dai loro banchetti. Benedetto tu Signore, che rallegri lo sposo insieme alla sposa












Viene nuovamente versato il vino agli sposi
Gli sposi lo bevono e vuotano il calice.

Lo sposo avvolge il calice in un telo, e lo calpesta frantumandolo, a simboleggiare che niente possa intromettersi nella vita degli sposi.


Gli sposi distribuiscono ai presenti azzime, miele, heroset e vino perché partecipino alla gioia e all’abbondanza della giornata e della vita.

Brindisi al grido di  
Lekhàyim! 
Per la vita!

Inizia la festa.


Nedavà
Nedavà
Nedavà