Quando il dolore giunge anche di notte, con fitte lancinanti, ti svegli di soprassalto gridando e poi... poi rimani sveglia a lungo, perché ogni minimo movimento ti crea altro dolore. E la notte trascorre così. Al mattino, più stanca di quando ti sei coricata, ti assale l'emicrania che ti spacca la testa, ma è ora di alzarsi, di riprendere la quotidianità e allora, gemendo, esci dal letto e a fatica ti alzi.
Poi la giornata prosegue e un poco il dolore si attenua, come il mal di testa (almeno in alcuni giorni), ma le frecciate improvvise ti colgono sempre impreparata: la mano, che rischia di lasciar cadere ciò che sosteneva, il collo, la schiena... non sai mai dove avverrà.
Questa è la quotidianità di Daniela, fibromialgia e artrosi evoluta. Consulti su consulti, sempre pieni di speranza, sempre alla fine deludenti. Non un farmaco allopatico prescritto ha dato il minimo esito, e la situazione si fa di giorno in giorno più pesante.
Sono davvero orgoglioso di lei, che in quelle condizioni continua a vivere una vita normale, in cui raramente gli altri si accorgono di quanto accade.
Solo in casa si permette di lamentarsi, ma il suo coraggio nell'affrontare la vita, giorno dopo giorno, è davvero ammirevole.
Dopo tante ricerche e tanti tentativi inutili, trovo che la cannabis terapeutica può avere qualche risultato, ma i medici di base non ne sono informati, il reparto di Terapia del dolore non ne ha quasi notizia.
Il fronte delle industrie farmaceutiche combatte una grande battaglia per oscurare questo metodo, aiutato da lobbies in Parlamento e dalla grande disinformazione della maggior parte delle persone.
Me ne sto accorgendo proprio in questi giorni che su Facebook è partita la campagna #iosostengolacannabisterapeutica.
Mi sono attivato con condivisioni, cambiando la foto del profilo, citando questo progetto qua e là e ho scoperto con tristezza che meno di 20 "amici", dei 565 che ho, ha cliccato un "mi piace", solo un paio ha condiviso.
La parola "cannabis" fa ancora paura: si teme di essere associati a chi fa uso di droghe, qualcuno ci scherza, fa dello spirito sulla assunzione di cannabis terapeutica.
Ignoranza, ma anche poca voglia di informazione vera.
Paura di quello che può "dire la gente" o sul lavoro, se metti un like a qualcuno che parla di cannabis, sia pure "terapeutica".
Ma in Italia la cannabis terapeutica è legale, la possono (in realtà "la potrebbero" perché quasi nessuno lo fa) prescrivere i medici di base; poi devi trovare la farmacia che la tiene, e quasi sempre devi pagare.
Solo 11 Regioni l'hanno resa mutuabile, ma solo per determinate patologie.
La battaglia per una cura umana del dolore, che non ti renda uno zombi come i vari antidepressivi che vengono prescritti come miorilassanti, è solo all'inizio.
Importante è non perdere la speranza e condividere il proprio dolore e il proprio coraggio, la propria voglia di vivere una vita normale, fatta anche semplicemente di brevi passeggiate che ora ci sono negate.
Importante è trovare amici che ci sostengano, che facciano da cassa di risonanza a questo grande problema che affligge più persone di quante si possa immaginare.
Ma quanti, tra amici e conoscenti, avranno il coraggio di mostrarsi, di pubblicare una propria foto con l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA...
Eppure il modo di informarsi c'è, basta, per chi vive di social, digitare cannabis terapeutica e appariranno "magicamente" gruppi che ignoravamo, impegnati nella lotta quotidiana contro il proprio e altrui dolore.
Credi nei miracoli e i miracoli avverranno.
Per questo, condividendo l'hashtag di Elisabetta Biavati #nonostantetuttononostantetutti cerco ogni modo possibile perché anche chi è distratto dal mondo che lo circonda possa conoscere realtà dolorose che ci toccano davvero da vicino.
Gam Zu Le Tova