Sono
ormai vent'anni che opero con Reiki, da quattordici come master e
mentre sto rielaborando la dispensa per il primo livello, penso che questa
sia l'occasione per una riflessione.
È il momento di ripensare quale
Reiki sto praticando, in quale Reiki credo, oggi che nei testi e
ancor più in Internet si trova tutto e il contrario di tutto a
riguardo.
Con una semplice ricerca su Google posso
trovare tesi di laurea in teologia che demonizzano Reiki, e lodi
sperticate sui risultati raggiunti o raggiungibili; puristi della
prima ora e neo-reikisti di ogni genere.
C'è di che confondere chiunque, e
allora è bene che anch'io ritorni a “centrarmi” per capire cosa
cerco in Reiki, cosa mi dà Reiki e cosa con Reiki posso condividere.
Credo in Reiki, come una delle
forze più potenti che l'Uomo possa avere in mano per cambiare la
propria vita, migliorandola e migliorando quella degli altri,
rendendo in questo modo migliore il mondo.
Ma credo pure che Reiki non sia
l'unica via possibile per giungere a questo risultato.
Reiki è il catalizzatore della
nostra intenzione di fare il Bene. Può essere chiamato Amore, o
essere definito una forma d'Amore.
Ma l'importante è affidarmi a
Lui, essere suo strumento, preparato e sicuro; allora Reiki potrà
potenziare anche tutte le capacità che già ho, senza che io
lo voglia, lo cerchi, lo chiami. Perché Reiki sarà sempre
e comunque in me, pronto a trasmettersi nelle forme migliori e nel
miglior modo possibile.
La semplicità di Reiki è anche
la sua forza. Per questo motivo blocco sempre le domande che allievi
e amici mi fanno riguardo a quale sia il Reiki migliore.
Senza alcun giudizio, cogliere la
potenza di Reiki ha fatto sì che mi distaccassi da tutte le varianti
che molti master nel tempo hanno presentato.
Non credo esista un Reiki migliore
di un altro, a di là del numero di simboli che presenta, al di là
degli strumenti con cui si opera, siano essi forme di massaggio,
cristalli olii o aromi...
Se Reiki è quello in cui credo,
non ho bisogno di altro e soprattutto non ho la necessità di
“potenziare” la mia capacità di trasmetterlo con nuove forme o
nuovi livelli e simboli.
Spesso le persone che chiedono
aiuto per un loro disagio, fisico, relazionale o emotivo, sono
timorose verso tutto ciò che viene presentato come energetico e/o
spirituale; per questo motivo hanno bisogno di “concretezza”, del
tocco fisico. La conoscenza di metodi meno “energetici” di
intervento, quali, per esempio, lo shiatsu, il tuina o altro, diviene
allora il tramite perché posssano accettare Reiki.
Molti degli allievi, formati da me
e Daniela, sono, come noi, anche operatori corporei; tutti questi
hanno confermato che le persone con cui lavorano hanno sentito
notevoli differenze nel trattamento fisico ricevuto dopo la loro
iniziazione a Reiki, senza che l'allievo abbia “voluto”
trasmettere Reiki.
Reiki è in noi e opera
“nonostante” noi, nonostante i nostri limiti e difetti.
Tornando all'attualità, siamo
circondati da tragedie, crisi epocali che ci sconvolgono e contro cui
ci sentiamo impotenti.
L'Uomo medio di oggi, nonostante
la consapevolezza di sé sia sempre maggiore, è molte volte
stritolato dalle paure, dal dolore per tutto ciò che lo circonda.
Allora deve confrontarsi con due
pericolosi modi di essere: adeguarsi
o correre
avanti.
È su questo che la nostra
attenzione, la nostra vigilanza devono puntare di più: “stare nel
branco”, assumerne gli atteggiamenti per non sentirsi soli è una
delle tentazioni più pericolose che incontriamo tutti i giorni.
Dall'altra parte, lo è pure il
sentirsi parte di una "élite" che ha capito tutto, che sa
cosa sta succedendo, che è "diversa", più evoluta,
davanti agli altri...
In questo caso l'orgoglio e la
presunzione, sono le catene che imprigionano al passato, al
"terreno", chi si sente in questo modo.
Tra i due atteggiamenti dobbiamo
trovare la via giusta, la via della consapevolezza, la via della
comunicazione empatica.
Una via che passa attraverso
l'umiltà, l'accettazione, il sentirsi "Uno" eppure fare
parte, l'essere un umile strumento del cambiamento...
E per arrivare a questo abbiamo
molte possibilità, molte vie che possiamo scegliere a seconda della
nostra inclinazione.
Reiki è una di queste, una via
che ci unisce alla fonte dell'Energia, o meglio dell'Amore.
Allora la crisi che stiamo
attraversando si mostrerà per quello che è: una "opportunità"
(ce lo dice l'ideogramma cinese che indica contemporaneamente le due
parole), una "occasione" (come la parola ebraica per crisi,
ancora una volta ci permette di vedere).
Qui e ora stiamo cogliendo questa
"opportunità", questa "occasione" unendoci a
Reiki, questo grande e meraviglioso strumento di guarigione globale.
Reiki appartiene agli strumenti
per raggiungere questa Armonia, perché se stiamo bene fisicamente,
mentalmente e spiritualmente, questo non può che risolversi
positivamente per tutto ciò che viene a contatto con noi.
Non possiamo, però, credere che
tutto sia facile e immediato. Reiki è anche un cammino che potremmo
definire iniziatico, anche se non ha nulla a che vedere con sette o
religioni.
È un cammino che ci inizia alla
nostra e altrui conoscenza, a un modo di comunicare che avevamo
dimenticato, a un modo di crescere e acquisire consapevolezza che non
pensavamo di poter raggiungere.
È, come dicevo, una delle
strade per il salto evolutivo.
Dopo ogni seminario di primo livello inizia un
nuovo cambiamento,
inizia la guarigione.
Perché Reiki è prima di tutto uno strumento di guarigione per il
singolo, a tutti i livelli, dal fisico, al mentale, allo spirituale.
Prima ancora che uno strumento per guarire gli altri, Reiki serve a noi
stessi per ritrovare il nostro equilibrio, l'armonia con il disegno
della nostra vita.
Il grande dono che Reiki ci dà,
appunto, è l’autotrattamento.
Ecco, Reiki ci permette di fare
questo salto di qualità: attraverso l’autotrattamento
innesca un processo di autoguarigione
che ci permette di ritrovare la nostra strada.
È Reiki che inizia ad operare, è
l’Amore che attraverso Reiki lenisce le ferite.