Da quando Daniela ha iniziato a studiare Medicina Tradizionale Cinese, e soprattutto agopressione, è stata definita la "donna dei mille tsubo". Tsubo è il punto di agopuntura, un punto sempre sensibile, spesso dolente, e con lei era così: ovunque la si toccasse, bisognava essere molto delicati per non provocarle dolore.
Qualsiasi terapia sembrava inefficace, qualsiasi cura inutile e per me terapista era una sfida continua, una sfida che regolarmente perdevo.
Quando Daniela è tornata libera dal suo vincolo matrimoniale, la vicinanza per lo studio comune, ma soprattutto l'empatia per il suo stato di dolore ha trasformato il mio sentimento di amicizia in qualcosa di diverso che, manifestatosi tra mille paure e titubanze, ci ha portato a iniziare un nuovo percorso insieme: il percorso di coppia come compagno e compagna.
La sfida, a questo punto, si è fatta, se possibile, più intensa, ma allo stesso tempo più frustrante e un senso di impotenza si è impadronito di me.
Nemmeno la mia vicinanza riusciva a mutare la situazione.
Pure, il percorso spirituale e di studio che stavo compiendo stava aprendomi a una nuova visione, una visione di accettazione della situazione che può essere sintetizzata nella frase di un esercizio che spesso Daniela inserisce nei suoi corsi: "Io sono Ok, tu sei Ok! Io ho diritto alla mia sofferenza, tu hai diritto alla tua sofferenza!".
E' una frase molto dura da accettare, perché vorremmo fare di tutto per chi amiamo, ma la vera soluzione era altrove, era proprio nell'accettazione e nell'ascolto dell'altro.
Mi ha ricordato un reportage del Reader's Digest in cui si raccontava di un padre che per un incidente aveva perso un braccio, e quando è tornato a casa, tutti si prodigavano a creargli intorno un ambiente il più felice possibile e nel quale non dovesse far nulla. Solo il figlio minore aveva continuato a comportarsi come sempre, perché nella sua innocenza aveva capito la necessità del padre di "essere normale".
Sapere di poter essere ascoltata nel suo dolore l'ha aiutata a sopportarlo meglio e quando ha avuto una diagnosi di fibromialgia, ha fatto la sua scelta: c'è chi incolpa l'Universo della propria situazione, chi si blocca perché "ho la fibromialgia", chi vive arrabbiato e chi rassegnato; lei ha scelto di ignorare la malattia e di voler vivere come se questa non ci fosse.
Ho capito che dovevo anche io cambiare: non essere più colui che anticipa i suoi desideri per alleggerirle la vita, ma colui che interviene su sua richiesta, quando ne sente il bisogno.
Quando facciamo la nostra passeggiata quotidiana, vedo la sua sofferenza, ma vedo anche il suo coraggio; so della sua schiena "spezzata", ma sento anche la sua forza.
Sabato e domenica scorsi ha partecipato a un seminario di "Difesa donna" di antiaggressione femminile, ben sapendo che ogni presa, ogni esercizio, sarebbe stato doloroso, ma non si è tirata indietro, non si è trincerata dietro la paura della sofferenza e ne è tornata veramente più forte e determinata a vivere con sempre maggiore pienezza e consapevolezza la propria vita.
E' stato davvero bello vederla così, vederla ancora più piena di vita e di gioia di vivere. E soprattutto esserle vicino...
Quando vedi
Quando vedila tua donna silenziosa,apri il cuore e ascolta,il suo silenzio parla,forse urla il suo dolore.Apri il cuore e ascolta.Se saprai farlo,la tua voce sarà muta,ma il tuo cuore parlerà.Apri il cuore e ascolta,allora lei ti sentiràe sarà per sempre Uno con te.