domenica 15 agosto 2021

Isaac Abeliovas è sempre con noi

 La hillula, per il mondo ebraico, è l’anniversario del giorno del decesso 
di una persona, giorno nel quale si accende una candela  
per l'elevazione della sua anima. 

Isaac Abeliovas al Muro del Pianto

Tra tre giorni sarà la hillula dell'amico e maestro Isaac Abeliovas 
scomparso 
giusto un anno fa.

È stata e rimane una grave perdita per tutti quelli

che lo hanno conosciuto.


Nato in Brasile, ebreo di origine russa, veniva regolarmente in Italia e ha

trascorso la vita insegnando alle persone la possibilità di parlare, senza 

intermediari, con Hashem, il Signore, benedetto il suo Santo Nome, 

tramite la preghiera e in particolare tramite il Potere dei Salmi.


Attraverso l'Energia del Cuore (derivazione dell'antica medicina ebraica), 

che insegnava ai suoi allievi, e il Potere dei Salmi, 

potevamo così aiutare noi stessi e il mondo a recuperare 

il proprio equilibrio, la propria salute fisica e mentale.


Circa tre anni fa, Isaac e Clara, sua moglie, erano riusciti finalmente a 

trasferirsi in Israele, il sogno di tutta una vita.


Per oltre vent'anni ha trasmesso le sue conoscenze ai suoi allievi, 

perché li passassero ad altri, avvicinandoli ad Hashem.


Il suo insegnamento rimane vivo in me e in quanti hanno avuto 

la fortuna di conoscerlo e seguire le sue lezioni.


Che il suo ricordo sia una benedizione.













martedì 18 settembre 2018

Il mio logo


Il mio logo

La figura a destra è il logo che ho creato come Soul Helper e merita un chiarimento per i significati che racchiude e che vogliono cogliere lo spirito con cui opero come aiutante dell’Anima.
La prima cosa che appare è l’Hamsa, altrove chiamata Mano di Fatima o di Miriam a seconda delle religioni che l’hanno adottata.
E’ un potente simbolo di protezione sia per ebrei, sia per musulmani, sia per i cristiani d’Oriente. E’ la mano del Creatore sempre su di noi, e poiché Dio è un Padre buono, la mano non ci colpirà, ma fermerà quanti agiscono contro di noi.
Mentre su indice e anulare si inerpica una pianta fiorita stilizzata. Come segno di crescita, sul medio appare l’Occhio benevolo di Dio, quell’”Ayn Tovà” (occhio buono) che non ci perde mai di vista, pronto a provvedere per il nostro bene. Più sotto, uno degli strumenti che prediligo per dare aiuto, sintetizzato nell’ideogramma di Reiki, Amore e strumento di Amore.
Il risultato è il Tao sottostante, ovvero il massimo equilibrio nel mondo, visto nel paesaggio inserito in esso.
Infine, pollice e mignolo divengono qui due colombe stilizzate, come simbolo della pace.
Il colore predominante è il verde, simbolo di speranza.
Tutto, naturalmente, בס"ד (che in aramaico, scritto per esteso e traslitterato, è b'siyata de'Shemaya che significa letteralmente "con l'aiuto del Cielo")

Soul Helper



Soul Helper

Ognuno di noi è un essere unico e speciale, l’unico che può portare a termine una delle tessere che portano al miglioramento del mondo e della vita.
Nasciamo per essere felici, Theodore Moltmann scriveva che Dio ci ha creati per giocare insieme a Lui, ma se ci guardiamo intorno, vediamo ben poche occasioni per giocare davvero nella nostra vita.
Cosa è accaduto? Perché non riusciamo a vedere e trovare la strada che ci porta alla felicità, al gioco, alla serenità? Cosa ci ha spinto su un percorso diverso?
Le risposte sono infinite, infinite quanto gli uomini.
Ma la prima risposta che viene alla mente è: i condizionamenti.
Ci siamo adeguati/adagiati come risposta dell’istinto di sopravvivenza, agli scontri che abbiamo trovato sulla nostra strada.
Così come i traumi fisici lasciano impronte nel nostro corpo, allo stesso modo questi stessi traumi, ma anche quelli emotivi, quali i rifiuti, le violenze verbali, la solitudine affettiva, hanno lasciato impronte nella nostra anima.
E se ciò non bastasse, portiamo in noi il bagaglio ancestrale di chi ci ha preceduto, dei nostri genitori, dei nonni, degli avi.
Come saggiamente dice la Medicina tradizionale cinese, nasciamo già con un bagaglio, il Jing ancestrale, costituito dai traumi, dalle emozioni, dalle ferite e dalle gioie di chi ci ha generato, che a sua volta, in parte, aveva ricevuto alla nascita dai genitori e via via indietro nel tempo.
Come reagiamo a tutto questo? Nella maggior parte dei casi richiudendoci in noi stessi, cercando di evitare nuove ferite, erigendo barriere intorno a noi; in un certo senso, chiudendo porte e finestre di quella casa che è il nostro Corpo-Mente-Spirito.
Così pensiamo di non essere visti, di essere protetti.
Ma così anche noi diveniamo ciechi e non vediamo più la strada che ci è data da percorrere verso la felicità e la salute psico-fisica.
Se ci rendiamo conto di esserci chiusi in questa trappola, allora siamo sulla buona strada per uscirne; dobbiamo solo trovare un Soul Helper, un aiutante dell’Anima che ci faccia da spalla nella ricerca della strada perduta.
Il Soul Helper non è un guru, non ha la risposta per ogni quesito, non è un mago con la bacchetta magica che cambia la situazione, né la pillola che guarisce ogni dolore.
Il Soul Helper è l’accompagnatore, colui cui appoggiarsi nel cammino che ognuno deve comunque fare con le proprie forze.
E’ lo specchio che ci permette di vederci, sotto le maschere che nel tempo abbiamo indossato per adeguarci al mondo intorno a noi.
Il Soul Helper ha comunque gli strumenti che la sua esperienza di ricerca del proprio cammino gli ha fornito. Può indicare a chi gli chiede aiuto dove trovare il proprio bastone, i propri occhiali, le indicazioni giuste e le azioni giuste per cambiare la situazione, per ritrovare il proprio sentiero.
Il cambiamento non sarà mai opera del Soul Helper, sarà sempre e solo opera di chi cerca la strada perduta, di chi muta le proprie abitudini, di chi ha il coraggio di specchiarsi in lui, vedersi quali si è, accettandosi e accettando di poter uscire dalla gabbia protettiva ma castrante in cui si è rinchiusi.
Per liberarsi, si conosceranno nuovi strumenti, ma si riannoderà anche il legame con strumenti antichi quanto il mondo, quali la preghiera.
Ma il primo vero passo che il Soul Helper cercherà di mostrare, è come ritrovare la fede in se stessi, nella propria capacità di autoguarigione e nella capacità di gioire per quel che siamo.

Ayn Tovà

giovedì 4 maggio 2017

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Quando il dolore giunge anche di notte, con fitte lancinanti, ti svegli di soprassalto gridando e poi... poi rimani sveglia a lungo, perché ogni minimo movimento ti crea altro dolore. E la notte trascorre così. Al mattino, più stanca di quando ti sei coricata, ti assale l'emicrania che ti spacca la testa, ma è ora di alzarsi, di riprendere la quotidianità e allora, gemendo, esci dal letto e  a fatica ti alzi.
Poi la giornata prosegue e un poco il dolore si attenua, come il mal di testa (almeno in alcuni giorni), ma le frecciate improvvise ti colgono sempre impreparata: la mano, che rischia di lasciar cadere ciò che sosteneva, il collo, la schiena... non sai mai dove avverrà.

Questa è la quotidianità di Daniela, fibromialgia e artrosi evoluta. Consulti su consulti, sempre pieni di speranza, sempre alla fine deludenti. Non un farmaco allopatico prescritto ha dato il minimo esito, e la situazione si fa di giorno in giorno più pesante.

Sono davvero orgoglioso di lei, che in quelle condizioni continua a vivere una vita normale, in cui raramente gli altri si accorgono di quanto accade.
Solo in casa si permette di lamentarsi, ma il suo coraggio nell'affrontare la vita, giorno dopo giorno, è davvero ammirevole.

Dopo tante ricerche e tanti tentativi inutili, trovo che la cannabis terapeutica può avere qualche risultato, ma i medici di base non ne sono informati, il reparto di Terapia del dolore non ne ha quasi notizia.
Il fronte delle industrie farmaceutiche combatte una grande battaglia per oscurare questo metodo, aiutato da lobbies in Parlamento e dalla grande disinformazione della maggior parte delle persone.

Me ne sto accorgendo proprio in questi giorni che su Facebook è partita la campagna #iosostengolacannabisterapeutica. 

Mi sono attivato con condivisioni, cambiando la foto del profilo, citando questo progetto qua e là e ho scoperto con tristezza che meno di 20 "amici", dei 565 che ho, ha cliccato un "mi piace", solo un paio ha condiviso.

La parola "cannabis" fa ancora paura: si teme di essere associati a chi fa uso di droghe, qualcuno ci scherza, fa dello spirito sulla assunzione di cannabis terapeutica.
Ignoranza, ma anche poca voglia di informazione vera.
Paura di quello che può "dire la gente" o sul lavoro, se metti un like a qualcuno che parla di cannabis, sia pure "terapeutica".

Ma in Italia la cannabis terapeutica è legale, la possono (in realtà "la potrebbero" perché quasi nessuno lo fa) prescrivere i medici di base; poi devi trovare la farmacia che la tiene, e quasi sempre devi pagare.
Solo 11 Regioni l'hanno resa mutuabile, ma solo per determinate patologie.

La battaglia per una cura umana del dolore, che non ti renda uno zombi come i vari antidepressivi che vengono prescritti come miorilassanti, è solo all'inizio.

Importante è non perdere la speranza e condividere il proprio dolore e il proprio coraggio, la propria voglia di vivere una vita normale, fatta anche semplicemente di brevi passeggiate che ora ci sono negate.
Importante è trovare amici che ci sostengano, che facciano da cassa di risonanza a questo grande problema che affligge più persone di quante si possa immaginare.

Ma quanti, tra amici e conoscenti, avranno il coraggio di mostrarsi, di pubblicare una propria foto con l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA...

Eppure il modo di informarsi c'è, basta, per chi vive di social, digitare cannabis terapeutica e appariranno "magicamente" gruppi che ignoravamo, impegnati nella lotta quotidiana contro il proprio e altrui dolore.
Credi nei miracoli e i miracoli avverranno.
Per questo, condividendo l'hashtag di Elisabetta Biavati #nonostantetuttononostantetutti cerco ogni modo possibile perché anche chi è distratto dal mondo che lo circonda possa conoscere realtà dolorose che ci toccano davvero da vicino.

Gam Zu Le Tova